Londra, 1117: nasce Tommaso Becket. Le sue doti, anche intellettuali e interiori, sono notevoli; Enrico II, re d’Inghilterra, lo sceglie come consigliere e confidente, nominandolo Cancelliere. L’ottima intesa tra i due è destinata però a incrinarsi sulla aspirazione del Re a controllare la Chiesa inglese e a limitarne l’autonomia.
Alla morte del vescovo di Canterbury, Enrico II fa in modo che a succedergli sia lo stesso Tommaso, il quale però subito, animato da autentica fede e libero dai giochi del potere, prende la difesa della Chiesa e della libertà delle coscienze. L’ira di Enrico II si accende e il Vescovo è costretto a fuggire in Francia. Dopo 6 anni ritorna, accolto trionfalmente dai suoi fedeli, ma consapevole dell’imminente morte che lo attende.
La coerenza, il coraggio e la libertà nei confronti del potere e della prepotenza del Re non sono cambiati, e nemmeno la difesa della fede e della Chiesa possono arrestarsi: Tommaso non si tira indietro neanche quando viene avvertito dei quattro sicari del Re che, il 23 dicembre del 1170, stanno per entrare in cattedrale per ucciderlo.
“Accetto la morte in nome di Gesù e della Chiesa” sono le sue ultime parole, prima di essere colpito a morte davanti all’altare.
Le risonanze del martirio del vescovo Becket sono vaste e profonde, non solo tra i fedeli e i pellegrini, ma anche nel mondo della letteratura: tanti grandi autori si sono misurati con la nobiltà e la grandezza di questa figura. Tra questi, Eliot, il grande poeta inglese, che, in Assassinio nella cattedrale ci consegna un capolavoro di drammaturgia e di fede, nella rappresentazione straordinaria dei conflitti interiori del vescovo di Canterbury.